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Allocuzione per Muhammad Yunus
ALLOCUZIONE DEL PRESIDE DELLA FACOLTA DI SCIENZE POLITICHE PROF. FULCO LANCHESTER PER LA LAUREA H.C. AL PROF. MUHAMMAD YUNUS 8 LUGLIO 2008


Magnifico Rettore,Autorità,Signore e Signori!

La Facoltà di Scienze politiche ha accettato unanime la proposta fatta dall’area didattica in Cooperazione e sviluppo di attribuire al Prof. Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank e premio Nobel per la Pace nel 2006, la laurea h.c. in Scienze per la cooperazione dello sviluppo e la pace.
Il prof. Yunus ha già molti riconoscimenti ed è celebre per la sua azione esemplare in favore sia dell’ incremento delle capacità imprenditoriali individuali e di gruppo, sia dell’attivazione di una dinamica economica capace di sviluppare conseguenze virtuose a livello sistemico, partendo dal basso e dando fiducia ai meno abbienti su basi solidaristiche. La cerimonia odierna potrebbe sembrare, quindi, una delle tante testimonianze dell’alta stima internazionale di cui egli gode in maniera incrementale . In Italia altri Atenei hanno espresso la loro ammirazione allo stesso modo in questi anni e, quindi, dal punto di vista oggettivo non siamo neppure i primi.
Tuttavia, tengo a sottolineare la significazione particolare, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, che assume la decisione del Consiglio della più antica Facoltà di Scienze politiche italiana, inserita nella più grande università europea, di accettare la citata proposta dell’area di Cooperazione e sviluppo.
Dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi la nostra Facoltà ha, infatti, concesso solo tre lauree h.c. .
La prima venne attribuita nel 1958 a Don Luigi Sturzo, sociologo e fondatore del PPI ;
la seconda nel 1959 a Luigi Einaudi, economista e primo Presidente della Repubblica italiana;
la terza nel 1966 a Paul Guggenheim, internazionalista di fama mondiale .
Per i circa quaranta anni successivi la nostra Facoltà si è astenuta dall’attribuire un simile riconoscimento ad altre personalità, sulla base della giustificazione che era difficile individuare personaggi che avessero un livello comparabile con i precedenti . Vi sono state in questi lunghi anni molte discussioni ed ipotesi, ma nessuna ha incontrato il consenso necessario, nonostante il prestigio scientifico ed anche posizionale dei personaggi.
La scelta odierna si collega- a mio avviso- in maniera significativa a quelle precedenti e le unisce in modo esemplare, nella prospettiva del superamento delle barriere di un oramai inattuale eurocentrismo. Il pensiero e l’azione di Muhammad Yunius sottolineano, infatti, con forza esemplare l’ importanza della responsabilità individuale, ma anche il valore della solidarietà sociale, indicando soluzioni che non possono ritenersi confinate nell’ambito di ordinamenti in via di sviluppo .
I temi affrontati da Muhammad Yunus sono strategici ed indicano una via alternativa a quella del liberismo economico, su cui l’epoca immediatamente successiva al 1989 voleva costruire una nuova e definitiva era della storia . Di fronte alla asserita vittoria senza condizioni della iniziativa economica privata, con la richiesta di riconversione drastica dello Stato sociale negli ordinamenti post-industriali e con la applicazione di modelli di sviluppo incontrollati nei cosiddetti paesi emergenti, l’opera di Yunus pone il problema della sostenibilità della crescita nell’ambito di un solido umanesimo che pensi al ruolo degli ultimi nella prospettiva del bene comune .
Le soluzioni prospettate da Yunus impongono la messa in discussione di ogni prospettiva unidimensionale e richiamano alla concretezza ogni aspirazione di trasformazione . Esse ci riportano allo spirito originale della nostra Costituzione repubblicana, di cui celebriamo in maniera forse troppo astratta il sessantesimo anniversario, ed al “compromesso efficiente” che in essa veniva individuato.
Nell’ambito di un ordinamento democratico fondato sul lavoro,la “rivoluzione promessa” proposta dalla Costituzione si sostanziava anche in un legame virtuoso tra libertà ed uguaglianza, tra iniziativa economica pubblica e privata, teso a pervenire alla sempre migliore esplicazione della personalità del singolo nell’ambito dei gruppi in cui esso agisce .
Il complesso dell’opera di Yunus ricorda in modo significativo il riferimento dell’art. 2 della Cost. ai “doveri inderogabili di solidarietà politica,economica “ e la previsione dell’art. 3, volta alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana” . I suoi scritti e la sua concreta attività evidenziano, inoltre, la necessità di riscoprire l’art. 41 della Cost. che , dichiarando la costitutività per l’ordinamento dell’iniziativa economica privata , afferma che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Chi abbia letto le opere di Muhammad Yunus sa, inoltre , che egli ha messo in pratica il dettato degli artt. 45,46,47 della Cost., dove vengono previsti indirizzi di politica legislativa diretti a favorire la cooperazione, il risparmio, la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa.
Concludo. Gli elementi or ora ricordati giustificano ampiamente il collegamento con le scelte operate circa cinquanta anni fa dai nostri “maggiori” ( tra cui vi erano anche prestigiosi costituenti come Costantino Mortati ed Egidio Tosato). Essi, figli della esplosione della società di massa e della sua profonda crisi durante gli anni Venti e Trenta , vollero onorare chi si era dedicato, in vario modo, all’emancipazione della persona umana in una prospettiva concreta ed originale, in cui lo specialismo non è mai fine a se stesso,ma un concreto contributo al prossimo e, quindi, al complesso della società .
A circa cinquanta anni di distanza dalle prime tre lauree h. c. del secondo dopoguerra, il Consiglio di Facoltà di Scienze politiche ha voluto confermare, promuovendo per Muhammad Yunus il massimo riconoscimento accademico, la sostanza delle opzioni allora individuate e le ha arricchite- attraverso il suo contributo esemplare - nell’ambito dei processi di internazionalizzazione e di globalizzazione, mantenendo l’afflato costante verso la costruzione di una società più giusta.