Sabato, 27 Luglio 2024  

MATERIALE DOCUMENTALE

IN EVIDENZA

PROGRAMMI DEI CORSI , MATERIALE DIDATTICO E INFORMAZIONI PER GLI STUDENTI

LINKS

ISTITUZIONI IN ITALIA

ISTITUZIONI NEL MONDO

LA RIFORMA COSTITUZIONALE ED ELETTORALE

LINKS UTILI

PROGETTO STRATEGICO CNR "SUPPORTO ALL'ATTIVITA' DEL PARLAMENTO" E RICERCHE PRIN

SCRITTI RECENTI

REFERENDUM ABROGATIVO E REVIVISCENZA

Federico II: alle origini dello Stato sociale

"NOMOS. LE ATTUALITA' DEL DIRITTO

CONVEGNI, ATTI E SEMINARI

Home » Sarkozy e l'onda lunga della storia istituzionale francese
Sarkozy e l'onda lunga della storia istituzionale francese
Sarkozy e l'onda lunga della storia costituzionale francese (premessa alla presentazione dei volumi di M. Valenzise e di G. Baldini e M.Lazar)-21 novembre 2007

SARKOZY E L’ONDA LUNGA DELLA STORIA ISTITUZIONALE FRANCESE
di
Fulco Lanchester

1-Buon pomeriggio- A nome della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma “La Sapienza” e del Master in Istituzioni parlamentari europee e storia costituzionale do il benvenuto ai relatori ed ai partecipanti a questo incontro .
Oggi parliamo di due recenti volumi sulla Francia ed in particolare di un uomo (Nicolas Sarkozy) , che recentemente è divenuto il sesto Presidente della V Repubblica francese .
I due libri , frutto del lavoro di autori diversi , evidenziano profili differenti , ma sono convergenti nell’evidenziare nella presidenza Sarkozy un momento di rottura e/o di forte novità rispetto al passato .Il volume della Valenzise (Sarkozy .La lezione francese,Mondadori,2007) è un’opera individuale ;quello curato da Baldini e Lazar (La Francia di Sarkozy,Il mulino,2007) è invece il frutto di uno sforzo collettivo di tredici ricercatori francesi ed italiani . Entrambi forniscono la possibilità di valutare con metodo e prospettive differenti ,da un lato, l’evoluzione della società e delle istituzioni politiche francesi a cinquant’anni circa dalla fondazione della V Repubblica ,dall’altro di confrontare e discutere la situazione italiana alla luce di quel modello .
Dico subito che l’interesse del Master e del Dottorato in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparate è fortemente vocato ad analizzare la recezione del modello francese in Italia nell’ultimo cinquantennio e che su quest’argomento intende organizzare nell’ottobre prossimo un Convegno ad hoc.
Il presupposto è che la Francia e le sue istituzioni siano state viste in modo differente nel corso della storia costituzionale repubblicana dell’ultimo cinquantennio e che il mutare del contesto italiano e francese ha messo in evidenza un rapporto molto diversificato con il modello della V repubblica . Questo tipo di approccio ovviamente sposterebbe il taglio dell’incontro sul volume della Valenzise , ma la qualità degli autori del secondo volume e la loro prospettiva non soltanto scientifica , ma assiologia di alcuni di loro nell’ambito delle riforme del sistema politico conducono ad una omogeneizzazione dell’approccio in cui la personalità di Sarkozy finisce per incastonarsi coerentemente con la dinamica ed il mutamento istituzionale francese.

2- Prima di tutto, alcune coincise parole sugli gli autori presenti e i relatori, per poi introdurre velocemente il dibattito.
Marina Valenzise è una giornalista poliedrica .Laureata in lettere in questa Università , si è specializzata in Francia con François Furet ,di cui ha tradotto alcuni volumi in italiano, con una tesi sulla legittimazione dei bastardi reali nella Francia pre-rivoluzionaria,che ho letto con estremo interesse ,ed è stata collaboratrice alla Luiss di Paolino Ungari , uno storico del diritto la cui intelligenza di fa rimpiangere sempre di più. Intellettuale raffinata la Valenzise ha curato un´edizione di scritti di Benjamin Constant per Donzelli e una raccolta di saggi del liberale radicale William Hazlitt .

Gianfranco Baldini è invece professore associato di Scienza Politica presso l’Università di Salerno dove insegna Scienza dell’Amministrazione ed è membro dell’Istituto Cattaneo di Bologna . Tra i suoi contributi principali segnalo Sistemi elettorali e partiti nelle democrazie contemporanee (2004) con Adriano Pappalardo e la curatela del volume Quale Europa? : l´Unione Europea oltre la crisi (2005).

Marc Lazar è uno storico e sociologo politico della Facoltà di Science Politique di Parigi , che lavora all’Institut de études politiques e che ha due punti di interesse prevalenti :da un lato l’evoluzione della sinistra francese (soprattutto il PCF) ed europea ;dall’altro la dinamica del sistema politico italiano . Collabora con “La Repubblica”.
Tra di noi c’è anche Stefano Ceccanti , che è fra gli Autori del secondo e il cui contributo citerò e che non ha bisogno di essere presentato nella sua Facoltà . Nonostante in questi giorni sia noto per il riferimento al sistema elettorale tedesco e spagnolo , i suoi riferimenti culturali da Mounier a Maritain finendo a Lavaux sono essenzialmente francofoni .

I discussant sono :
Franco Bassanini ,già ordinario di Diritto regionale in questa Facoltà, dal 1979 al 2006 parlamentare della Repubblica,ministro della funzione pubblica , padre di innovazioni istituzionali ed amministrative che hanno lasciato il segno a vari livelli dell’ordinamento ,intellettuale conosciuto anche all’estero,tanto che proprio Sarkozy gli ha chiesto di entrare a far parte della Commissione «pour la libération de la croissance française » assieme ad un altro italiano Mario Monti .
Beniamino Caravita di Toritto ,è ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella nostra Facoltà ,dirige la rivista telematica federalismi.it ed è dinamico vicepresidente della International Association of Centers of federal Studies .
Oreste Massari è il nostro scienziato della politica ed un esperto dei problemi dei partiti politici (ricordo il suo volume del 2004) e il traduttore del volume di Sartori Ingegneria costituzionale.
Infine ,Giorgio Rebuffa è un sociologo del diritto ,con esperienza parlamentare tra il 1996 ed il 2001 , ed è noto per la sua intelligenza ed il taglio storico costituzionale delle sue analisi . Di interessi enciclopedici è partito da Quesnay e Turgot per arrivare - passando da Weber e Luhman- a Bagehot ed analisi scarnificati della nostra storia costituzionale.

3-Detto questo ,voglio giustificare l’accoppiata che potrebbe sembrare eterodossa.
L’opera della Valenzise è concentrata su Sarkozy ,così come le altre recenti del corrispondente del Corriere della sera Massimo Nava , Il francese di ferro : Sarkozy e la sfida della nuova Francia (Torino,Einaudi,2007) e di Lanfranco Pace, Nicolas Sarkozy : l´ultimo gollista (Milano, Boroli, 2007).
Marina Valenzise ha scritto però una vera e propria biografia politica e intellettuale di Sarkozy e da lui parte per analizzare il mutamento del sistema politico francese. Il sottotitolo del libro è significativamente La lezione francese ed è dedicato ancor più significativamente a Giuliano Ferrara, ma dietro si intuisce la ricerca di un uomo nuovo anche per l’Italia, che superi quel senso di inferiorità della destra , sottolineato recentemente da Eric Brunet nella sua recente opera (Il tabù della destra. – La Francia ha Sarkozy e l´Italia?,Castelvecchi,2007).
Il collettaneo di Baldini - Lazar è invece un’opera sulla attuale situazione politico-istituzionale francese alla luce del fenomeno Sarkozy,in cui storici ,giuristi , scienziati della politica e sociologi ne affrontano vari aspetti .
Il riferimento alla situazione del nostro ordinamento ,come si diceva, è più specifico ,espresso e visibile nell’opera della Valenzise ,mentre in Baldini-Lazar è il lettore italiano che opera implicitamente la comparazione. In entrambi vi è ,però, il duplice riconoscimento :
•Che il sistema francese possiede la capacità di gestire il cambiamento sia per quanto riguarda le istituzioni e il ceto politico ,sia per quanto riguarda la società civile;
•Che Sarkozy costituisce una rilevante novità nella vicenda politico-istituzionale della V Repubblica.
Rendimento sistemico positivo e novità del ruolo di Sarkozy costituiscono dunque il filo comune dei due volumi .
Partirei dal secondo punto . Esso sembra addirittura una banalità : dopo 26 anni Chirac è uscito di scena e per la prima volta non è più stato il protagonista dei duelli presidenziali francesi . Il ceto politico si è rinnovato generazionalmente e per taglio in entrambi i poli . I leader della contesa presidenziale sono oramai tutti nati dopo la seconda guerra mondiale. Bayrou è nato nel 1951, Segolene Royale nel 1953 , Sarkozy nel 1955. Essi hanno rappresentato la novità delle elezioni presidenziali del 2007, ma il successo di Sarkozy viene da lontano ed ha radici soprattutto negli anni Novanta e nella struttura istituzionale francese del 1958 così come si è evoluta in questo mezzo secolo .
Tutti e tre i principali candidati della recente campagna presidenziale hanno avuto responsabilità ministeriali . Bayrou ministro dell’Educazione nazionale dal 1993 al 1994 (Governo Balladur e Juppé);Sarkozy(ministro delle finanze dal 1993 al 1995 con Balladur,ministro degli interni dal 2002 al 2004 con Raffarin I e II,ministro dell’Economia con Raffaren III nel 2004, ministro dell’interno dal 2004 al 2007 con Villepin ); Segolene (Ministro dell’istruzione e poi della Famiglia tra il 1997 e il 2002 con Jospin).
Come mette in rilievo la Valenzise , la biografia di Sarkozy spiega molto le sue idee ed inquadra il suo approccio decisionista . Sarkozy ,apparentemente, supera i confini delle famiglie politiche tradizionali per posizionarsi sull’efficienza ed i valori della modernizzazione nel solco dello Stato francese, richiamando sia un’ indirizzo efficientistico tipico del liberalesimo , che può essere raggiunto anche da chi abbia propensioni più sviluppate per l’uguaglianza e lo Stato sociale,sia una tendenza profonda al bonapartismo (che -come insegna Prevost Paradol - può avere anche caratteristiche democratiche) .
In questo quadro l’azione del nuovo Presidente sottolinea molto il tema del cambiamento , ma anche l’indispensabilità che lo stesso venga guidato dalle istituzioni . Al di là delle manifestazioni caratteriali, le istituzioni sono per Sarkozy ordine e movimento ossia devono mantenere l’assetto di un dato ordinamento sociale , ma debbono anche fornire la possibilità di introdurre il cambiamento .
Su come le istituzioni abbiano funzionato in Francia ci dicono bene i saggi di Ceccanti e di Baldini soprattutto in relazione alla riforma costituzionale del 2000 che ha introdotto il quinquennato e alla legge organica n.419 del 2001 che ha pragmaticamente istituzionalizzato la precedenza delle elezioni presidenziali su quelle legislative. Sugli effetti che l’istituzionalizzazione dell’effetto d’aggancio delle elezioni presidenziali su quelle legislative ha avuto sui partiti ci dicono anche i saggi della Haegel ,di Grundberg ,Lazar,Ventura e Perrineau. La Francia per rispondere ai problemi del contesto (mi riferisco al saggio di Dehousse sull’Europa ,a quello sull’emigrazione ,periferie e violenza di Wieviorka,al tema del Welfar di Palier , ai temi economici di Fayette e di politica estera di Howorth ) deve avere istituzioni e Stato efficiente .
Non si tratta di una linea nuova(lo sostiene d’altro canto anche Nava nel suo volume citato ) ,ma di un dibattito ed una tendenza che attraversa la storia francese .Se volete una battuta : con Sarkozy ci trovamo di fronte - nel terzo millennio - ad un gaullismo da un metro e 65 . Sono radici che lo stesso Sarkozy ha rivendicato , in maniera efficace, nel discorso di Epinal del 12 luglio scorso (di cui consiglio l’ascolto) e che si radicano nel richiamo all’ispirazione profonda di quella “ certa idea della Francia” gaullista e alla conseguente fiducia in istituzioni forti , autorevoli ed efficienti istituzioni per far funzionare l’ordinamento .
Ne deriva il rigetto esplicito e definitivo della cosiddetta democrazia dell’impuissance , con il richiamo diretto alle difficoltà della III e della IV repubblica ed il conseguente riferimento alla necessità di un governo autorevole ,capace di confermare la Francia come costruzione politica voluta prima dalla Monarchia e poi dalla Repubblica .
Si tratta di una visione in cui le istituzioni devono conformarsi (o almeno tentano di farlo sulla base di precise scelte della classe dirigente e del ceto ) al esigenze del contesto di riferimento.
La ricetta di Sarkozy sembra molto tradizionale e nello stesso tempo innovativa : diritti e doveri,eguaglianza come base dell’unità , preservata da uno Stato forte e centrale ,contro le divisioni fazionistiche . Per adesso essa cerca di dimostrare il superamento delle vecchie divisioni destra sinistra,assicurando capacità di gestione della società da parte della macchina istituzionale. Il problema del consenso gli si presenterà però ben presto e gli scioperi che , dopo il periodo della “luna di miele”, stanno investendo la Francia sono un indicatore interessante di una situazione non stabilizzata .
Il rinnovato riferimento a De Gaulle significa anche il ritorno alla sua prospettiva istituzionale con la personalizzazione della rappresentanza politica nel potere esecutivo ( ed in particolare nel Presidente della Repubblica) , con il rigetto della cohabitation ,che-prevista da alcuni commentatori in occasione dell’elezione di Giscard alla metà degli anni Settanta-è stata applicata più volte nei due decennni successivi.
L’omogeneizzazione del principio di legittimità , da cui derivano Esecutivo e Legislativo, favorisce la personalizzazione potere e la necessità di un aggancio della rappresentanza politica collegiale a quella presidenziale .
In questo quadro il Comitato di studio per adeguare le istituzioni ,presieduto da Balladur (composto tra gli altri da Jack Lang, Masot e Carcassonne) ha presentato in maniera tambureggiante una presidenzializzazione del semipresidenzialismo francese ,con un Capo dello Stato cui viene affidato anche ufficialmente l’indirizzo politico,con la conseguente riduzione del ruolo del Primo Ministro e con un maggiore controllo da parte delle Assemblee parlamentari attraverso un opportuno Statuto dell’opposizione.
Un simile programma pare indubbiamente allettante per un ordinamento come quello italiano , che viene esplicitamente definito a livello europeo come in declino .Proprio Jacques Attali nella postfazione alla Breve storia del futuro(Fazi,2007) ha messo in evidenza come l’Italia abbia bisogno di riforme strutturali più di quanto non abbia necessità la Francia.
Insomma, le ´´riforme strutturali´´ servono all´Italia ancora piu´ che alla Francia: ´´accoglienza e integrazione degli immigrati´´ per cominciare e ´´innalzamento dell´eta´ pensionabile´´ per ´´evitare un declino demografico ed economico di proporzioni considerevoli´´, senza tralasciare un tasso d´impiego ´´che resta uno dei più deboli d´Europa´´ devono collegarsi ad una profonda riforma della politica , che dia autorevolezza alle istituzioni e che nello stesso tempo le rilegittimi.
La grande transizione italiana ,che alcuni fa derivare nel suo ciclo breve dalla crisi di regime del 1992-93 ed in quello lungo dal 1998 , non si è ancora conclusa . Le discussioni sulle innovazioni istituzionali che animano il dibattito politico italiano di questi giorni ne sono una palese conferma ,così come la liquidità del panorama partitico in perenne riallineamento . Le proposte di innovazione italiana sono molto meno numerose delle 77 proposte dalla Commissione Balladur ,ma evidenziano un marasma senile pericoloso ed una mancanza di uomini e di idee . Si potrebbe commentare con Raymond Aron che questo sistema può durare , ma non può innovare , ma soprattutto che - anche in questo caso - si tratta delle conseguenze dell’onda lunga della storia.